1 memòrbalia, con l’accento tonico sulla o, è anagramma di mario ambel, nato a Torino nel 1951, docente di scuola media, esperto* di educazione linguistica, progettazione curricolare e problemi di politica scolastica.
2 memorbàlia, con l’accento tonico sulla a, significa bàlia, nutrice della memoria. In questo senso il sito raccoglierà, alimenterà e sosterrà il disperato tentativo di non perdere la memoria (individuale ancor prima che collettiva) di ciò che ho fatto, in cui credo e di quanto continuo a fare da solo e con altri.
Questo sito è aperto alla partecipazione di coloro che ne condividano contenuti, prospettive e speranze. Per proposte e segnalazioni, utilizzare mamemor@aruba.it [indirizzo non più attivo, NdR, 2025]
3 memorbalìa, con l’accento tonico sulla i, significa essere in balìa di una memoria, individuale e collettiva, che fa sempre più fatica a trattenere, contenere, organizzare tutto quel che, forse, vale la pena di ricordare.
In tal senso questo sito deciderà spesso in virtù delle sue regole di funzionamento (molte delle quali mi sfuggono) che cosa e come raccogliere, evidenziare, perdere, richiamare alla sua stessa (e mia) memoria
* “esperto” è notoriamente qualifica che uno si dà da sé, non implica istituzioni che l’attestino, né documentazione che la comprovi; spesso è il succedersi stesso degli eventi a consentire di fregiarsene, come se ciascuno potesse diventare, col tempo, cultore della cattedra dell’esperienza.
Così, quasi 30 anni fa, alla fine del secolo scorso, inauguravo il mio sito personale, dove avrei raccolto, negli anni successivi, materiali didattici, slide di corsi di formazione, interventi di politica scolastica e altre cose. Poi, dal 2006 ho diretto e … impaginato ogni giorno “insegnare”, la rivista del CIDI, e non ho più avuto tempo e modo di implementare in modo sistematico e continuo il mio sito personale, ma ho continuato a pagare l’abbonamento, in attesa che venisse il momento di … ritornare a casa.
E ora quel momento è venuto. Ho lasciato la direzione della rivista, anche perché sempre meno in sintonia con le posizioni, e ora anche con la configurazione istituzionale, dell’associazione in cui ho militato per più di 40 anni e quindi, seppure con qualche difficoltà tecnica, ho deciso di riaprire “memorbalia”. In parte per ripubblicare le cose di allora, affinché non vadano perdute e servano a ricostruire, almeno per me, il tempo trascorso e i cambiamenti avvenuti e in parte, se ne avrò ancora la forza, per aggiungere qualcosa di nuovo.
Una delle ultime pagine aggiornate di “memorbalia”, in occasione dell’opposizione alla “Buona scuola”.
Certo, è passato molto tempo da allora e molta acqua, non sempre limpida, sotto i ponti.
Il Ministero della Pubblica istruzione non esiste più; ora è addirittura “del Merito”, dicitura che al di là di tutte le fandonie strumentali raccontate attorno all’art. 34 della Costituzione, è, a mio modo di vedere illegittimo, se non proprio anticostituzionale, se non altro attribuito alla scuola dell’obbligo. Per altro se esistesse in Italia un “obbligo” scolastico riconoscibile, diritto-dovere della Repubblica e dei suoi cittadini, finalizzato all’innalzamento dei livelli culturali individuali e del Paese (e non alla selezione dei più o meno meritevoli per un mercato del lavoro del resto palesemente immeritevole). Infatti, una delle novità di questi ultimi trent’anni è proprio aver prodotto una legge falsa e ipocrita, che ha finto di innalzare l’obbligo, anche su pressioni comunitarie, per realizzare una terra di nessuno che dura due anni dopo la scuola secondaria di I grado, in cui ciascuno continua a fare ciò che crede e ciò che può, senza sapere bene che cosa fa.
E la scuola, nel frattempo, non è complessivamente migliorata, anche se di peggio, in circolazione, ci sono solo le critiche che le vengono spesso rivolte dai cultori della serietà perduta, o le proposte dei cultori dei nuovi miti pedagogici, per non parlare dei neo-nostalgici del binomio “Patria & Mercato” o dei cultori filotecnocrati dell’innovazione digitale, assiepati nelle loro google class room, che procedono inconsapevoli o esaltati verso un futuro di cui tutti rischiamo di diventare servitori, senza neanche aver voluto capire di chi e di che cosa.
Insomma, ricomincio con molto disagio, poche speranze e molte preoccupazioni. Non credo che quanto accadrà su queste pagine interesserà a molti. Ma non è un problema, anzi è ampiamente prevedibile. Ed è anche il motivo per cui ho aspettato quasi due anni, dopo l’uscita dalla rivista, per prendere questa decisione. E ora che mi sono deciso, ho la sensazione che più che a Ricominciare a costruire, questo luogo servirà a Resistere a tante cose: basta guardarsi attorno, pullulano e fermentano.
m.a.